QUANDO IL PIACERE DIVENTA UN PROBLEMA

QUANDO IL PIACERE DIVENTA UN PROBLEMA

“Il piacere è l’alfa e l’omega dell’esistenza” – Epicuro

Prova a chiudere gli occhi e a farti questa domanda “Cosa farei ora se avessi la libertà di realizzare ogni mia fantasia?”

Probabilmente avrai pensato a qualcosa di gratificante per te, ovvero qualcosa che va nella direzione del piacere.

E questo proprio perché il piacere è il motore di molte nostre azioni, o almeno così sarebbe auspicabile! Senza piacere la vita diventa insignificante e vuota.

Il piacere può essere descritto come un sentimento o un’esperienza che rimanda alla percezione di una condizione psico-fisica positiva e che esercita un’influenza benefica sulla persona.

“Senza piacere non vi è vita; la lotta per il piacere è la lotta per la vita” – F. Nietzsche

Il piacere è inoltre una delle quattro sensazioni primarie che, insieme a paura, dolore e rabbia accomuna gli esseri umani permettendo il loro adattamento in senso evoluzionistico.

Il piacere assolve, infatti, l’importante funzione di fornire all’individuo la motivazione a svolgere un’attività. È stato fondamentale in tempi di sopravvivenza, in quanto sollecitante la ricerca del cibo, del sesso e dell’affetto; detto in altri termini, ciò che è stato necessario per svolgere le funzioni primarie per la sopravvivenza, biologiche, mentali e spirituali si è ben presto trasformato in piacevole.

Venute meno le necessità di sopravvivenza, stimoli sempre più variegati, privi di valore evoluzionistico, ma rinforzati da convenzioni sociali e culturali, si sono trasformati in potenti meccanismi di stimolazione del piacere. Ne sono un esempio il denaro, il riconoscimento sociale e lo sport.

La moderna neuropsicologia prova che il cervello si plasma adattandosi alle esperienza reiterate: ripetendo un’azione o un pensiero un certo numero di volte, non solo essi diventano ragionevoli, ma anche piacevoli.

In linea teorica, dunque, qualsiasi tipo di comportamento, in virtù della sua reiterazione assume valenza piacevole e stimolante.

Il piacere è lo scoglio sul quale gli esseri umani amano naufragare

Le esperienze piacevoli non vanno e, potremmo dire ancora meglio, non possono essere evitate, ma è importante che non finiscano per dominarci.

Come già detto, i circuiti del piacere possono essere innescati da svariati comportamenti: il piacere diventa un ostacolo quando spezza l’equilibrio della mente trasformandosi in un’ossessione per il godimento che ne deriva o nell’avversione per tutto ciò che ce ne allontana. In altre parole quando si trasforma in una compulsione, ovvero in un comportamento inevitabile, irrefrenabile e rituale di cui non riesco ad avere il controllo: i circuiti del piacere, se eccessivamente stimolati, innescano comportamenti compulsivi da abuso e dipendenza, molto difficili da controllare con la sola forza di volontà.

Perciò, oltre una certa soglia avviene il salto qualitativo che fa passare dalla funzionalità (ho il controllo del comportamento) alla disfunzionalità (sono travolto dal rituale).

Esempi di comportamenti disfunzionali basati sul piacere sono ad esempio la dipendenza da esercizio fisico, lo shopping compulsivo, la chat mania, il gioco d’azzardo patologico, la sindrome da vomiting (mangiare per vomitare), forme di autolesionismo (come lo strapparsi i capelli, tagliuzzarsi, procurarsi piccole bruciature), le parafilie, la dipendenza da sostanze ecc ecc.

Qualsiasi tipo di comportamento, per quanto inizialmente innocuo può, quindi trasformarsi, nel tempo in una prigione che ingabbia la persona e che si rinforza proprio in virtù della valenza piacevole dell’atto in sé.

Come si formano le compulsioni basate sul piacere?

Si compie un atto, lo si ripete, ancora e ancora: qualunque atto ripetuto per un certo tempo si struttura come inevitabile e piacevole. A livello neuronale vengono stimolati gli stessi circuiti, che si rinforzano, mentre si indeboliscono le altre aree.

Come gestire il piacere in maniera sana evitando di esserne travolti?

1. EVITARE LA GRATIFICAZIONE IMMEDIATA

Tenere a mente che spesso “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”(E. Lessing). Evitare la ricerca perenne del piacere, saper desiderare e attendere. Apprendere a dosare le gratificazioni immediate consente di fortificare la propria capacità di autocontrollo: ciò che è guadagnato con attesa e sforzo assume un valore e può essere goduto appieno.

2. RICONOSCERE I CAMPANELLI D’ALLARME

Valutare quando un comportamento piacevole diventa inevitabile, irrefrenabile e rituale, ovvero è agito in automatico, senza un nostro controllo cosciente. Questo è un campanello di allarme e indica che il piacere ci sta travolgendo. Valutare le conseguenze che questo agire ha sulla nostra quotidianità, in termini di limitazione di altre esperienze (attività, relazioni, pensieri e immaginazione).

3. DISTINGUERE IL PIACERE DALLA FELICITÀ

Meditare su ciò che procura la felicità (Epicuro): la ricerca del piacere disgiunta da un pensiero progettuale difficilmente, a lungo termine, conduce ad una vita piena e soddisfacente. Comunque, il piacere può essere un formidabile strumento pratico per la ricerca della felicità. Come? Rendendo piacevoli, nel presente, quelle azioni che ci consentiranno di raggiungere obiettivi personali a lungo termine perché la spinta del piacere è un motore potente di generazione, se indirizzata opportunamente!