IL DUBBIO PSICOLOGICO: ANSIA

IL DUBBIO PSICOLOGICO: ANSIA

Nella rubrica Il dubbio psicologico proverò a fare chiarezza su alcuni quesiti della psicologia. Iniziamo con l’ANSIA!

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1. L’ansia è uno stato patologico

VERO

Sbagliato!

L’ansia non è altro che un effetto psico-fisiologico ad una percezione di base che ci accomuna, ovvero la paura. La paura, diversamente da quanto si pensa, è tra i nostri migliori alleati: è fondamentale per adattarsi all’ambiente circostante poiché ci allerta di fronte a minacce e ci permette di fronteggiare situazioni dopo averle riconosciute come pericolose. L’aumento della frequenza cardiaca, del respiro e della pressione arteriosa permette di deviare più ossigeno e sangue ai muscoli, specialmente degli arti inferiori, rendendoli tesi e pronti per l’azione (al contrario degli organi interni e del viso, che infatti diventa pallido); la mente diventa più vigile, concentrandosi su un pensiero dominante di salvaguardia, mentre altri sistemi – come quello immunitario e digestivo – diminuiscono o rallentano (con classici sintomi come nausea o nodo alla gola) perché non indispensabili alla situazione di attacco-fuga. Dunque, un certo grado di ansia può essere utile, non solo in presenza di un pericolo fisico, ma anche in alcune attività che richiedono impegno, concentrazione e attenzione (ad esempio prima di un esame o un colloquio di lavoro). Sotto una certa soglia, l’ansia è funzionale perché permette all’individuo un buon grado di performance! La durata dello stato ansioso dipende da ciò che si pensa o immagina; in ogni caso essa ha sempre una curva che prevede una salita e una discesa naturale, al termine della quale passa da sola senza dover fare nulla. Nessuno dei sintomi sperimentati durante uno stato ansioso indica che la persona è malata o ha dei disturbi psicologici: sono sintomi spiacevoli e fastidiosi che, tuttavia, non comportano conseguenze gravi per la persona. Lo stato ansioso diviene patologico quando supera la soglia della funzionalità, conducendo l’organismo ad un vero e proprio tilt psico-fisiologico, il panico: l’individuo sperimenta ricorrenti picchi ansiosi che causano disagio intenso, è costantemente preoccupato o spaventato di avere ulteriori attacchi di panico, oppure modifica il proprio comportamento a causa degli attacchi stessi, attivando così una sorta di circolo disfunzionale che mantiene e peggiora la situazione.

FALSO

Giusto!

L’ansia non è altro che un effetto psico-fisiologico ad una percezione di base che ci accomuna, ovvero la paura. La paura, diversamente da quanto si pensa, è tra i nostri migliori alleati: è fondamentale per adattarsi all’ambiente circostante poiché ci allerta di fronte a minacce e ci permette di fronteggiare situazioni dopo averle riconosciute come pericolose. L’aumento della frequenza cardiaca, del respiro e della pressione arteriosa permette di deviare più ossigeno e sangue ai muscoli, specialmente degli arti inferiori, rendendoli tesi e pronti per l’azione (al contrario degli organi interni e del viso, che infatti diventa pallido); la mente diventa più vigile, concentrandosi su un pensiero dominante di salvaguardia, mentre altri sistemi – come quello immunitario e digestivo – diminuiscono o rallentano (con classici sintomi come nausea o nodo alla gola) perché non indispensabili alla situazione di attacco-fuga. Dunque, un certo grado di ansia può essere utile, non solo in presenza di un pericolo fisico, ma anche in alcune attività che richiedono impegno, concentrazione e attenzione (ad esempio prima di un esame o un colloquio di lavoro). Sotto una certa soglia, l’ansia è funzionale perché permette all’individuo un buon grado di performance! La durata dello stato ansioso dipende da ciò che si pensa o immagina; in ogni caso essa ha sempre una curva che prevede una salita e una discesa naturale, al termine della quale passa da sola senza dover fare nulla. Nessuno dei sintomi sperimentati durante uno stato ansioso indica che la persona è malata o ha dei disturbi psicologici: sono sintomi spiacevoli e fastidiosi che, tuttavia, non comportano conseguenze gravi per la persona. Lo stato ansioso diviene patologico quando supera la soglia della funzionalità, conducendo l’organismo ad un vero e proprio tilt psico-fisiologico, il panico: l’individuo sperimenta ricorrenti picchi ansiosi che causano disagio intenso, è costantemente preoccupato o spaventato di avere ulteriori attacchi di panico, oppure modifica il proprio comportamento a causa degli attacchi stessi, attivando così una sorta di circolo disfunzionale che mantiene e peggiora la situazione.

 

2. Una buona psicoterapia può aiutarmi a non provare più ansia

VERO

Sbagliato!

L’ansia, come detto, non è uno stato patologico. Una buona psicoterapia può aiutarti a gestire questo tipo di allerta somatopsichica, specialmente quando diventa invalidante e ti fa soffrire, ma non ne annulla la presenza, che invece è un sintomo che dimostra la vitalità di un essere umano. Un percorso psicoterapeutico può aiutare a risolvere definitivamente situazioni invalidanti come gli attacchi di panico e, al contempo, ad accettare l’ansia come espressione di un corpo che si muove e avanza.

FALSO

Giusto!

L’ansia, come detto, non è uno stato patologico. Una buona psicoterapia può aiutarti a gestire questo tipo di allerta somatopsichica, specialmente quando diventa invalidante e ti fa soffrire, ma non ne annulla la presenza, che invece è un sintomo che dimostra la vitalità di un essere umano. Un percorso psicoterapeutico può aiutare a risolvere definitivamente situazioni invalidanti come gli attacchi di panico e, al contempo, ad accettare l’ansia come espressione di un corpo che si muove e avanza.

 

3. L’ansia aiuta a conoscere meglio me stesso

VERO

Dipende da come reagisci!

L’ansia è attivazione di fronte a una potenziale minaccia o pericolo. Talvolta questo rischio può non essere evidente, o coincidere con un pensiero: il corpo in ogni caso suggerisce che ti trovi in una posizione non usuale né comoda per il tuo equilibrio, e ti mette di fronte a un bivio. La prima strada, più istintiva, è quella dell’evitamento e del ritiro in lidi di comfort per sedare subito l’allarme e sentirsi al riparo: questa via è rassicurante in un primo momento, ma non incide positivamente né sulla gestione dell’ansia, che ritornerà trovandoti impreparato, né su di te come persona. Come puoi capire se un pericolo è tale voltandogli le spalle? La seconda possibilità è quella di perseverare, continuando ad agire anche con l’ansia: con molta probabilità scoprirai che l’allarme rientra e che, rendendo abituali alcune azioni ritenute straordinarie, acquisirai nuove capacità e abilità, rinforzando inoltre la sensazione di saper fronteggiare in maniera efficace altre situazioni scomode.

FALSO

Dipende da come reagisci!

L’ansia è attivazione di fronte a una potenziale minaccia o pericolo. Talvolta questo rischio può non essere evidente, o coincidere con un pensiero: il corpo in ogni caso suggerisce che ti trovi in una posizione non usuale né comoda per il tuo equilibrio, e ti mette di fronte a un bivio. La prima strada, più istintiva, è quella dell’evitamento e del ritiro in lidi di comfort per sedare subito l’allarme e sentirsi al riparo: questa via è rassicurante in un primo momento, ma non incide positivamente né sulla gestione dell’ansia, che ritornerà trovandoti impreparato, né su di te come persona. Come puoi capire se un pericolo è tale voltandogli le spalle? La seconda possibilità è quella di perseverare, continuando ad agire anche con l’ansia: con molta probabilità scoprirai che l’allarme rientra e che, rendendo abituali alcune azioni ritenute straordinarie, acquisirai nuove capacità e abilità, rinforzando inoltre la sensazione di saper fronteggiare in maniera efficace altre situazioni scomode.