“Ci sono due lasciti durevoli che possiamo dare ai nostri figli. Uno sono le radici, l’altro sono le ali” – H. Carter jr

L’adolescenza è una delle più importanti fasi di crescita dell’individuo: un periodo nel quale non si possiede né un corpo né una mente ben definiti, non si è ancora autonomi nell’organizzare la propria esistenza, ma ci si avvia a essere adulti.
È una fase di scompiglio, sotto vari punti di vista. Primo fra tutti, il corpo, che si trasforma, in maniera spesso disarmonica. Cambia il modo con cui lo si guarda ed esso diviene il fulcro attorno cui ruotano pensieri, emozioni e sentimenti. L’adolescenza è, per definizione, quel processo di adattamento psichico ad un cambiamento innanzitutto fisico.
Ragazzi e ragazze attraversano le fasi importanti della propria crescita con ritmi diversi, ma prima o poi tutti raggiungono le stesse tappe e le differenze individuali diventano la conferma della propria unicità.
La curiosità verso il nuovo corpo, così velocemente trasformato, spinge alle prime esperienze sessualizzate, in principio di auto-erotismo, che, col tempo si fanno relazionali. Sotto la pressione ormonale nascono le prime infatuazioni e gli innamoramenti, veri e propri concentrati di emotività e sensazioni piacevoli. Tipica di questo periodo è l’alternanza di opposti stati emotivi, poiché l’umore è facilmente in balia di un’emotività nuova, che col tempo verrà gestita e contenuta, anche grazie ad un pensiero in grado di funzionare in astratto.
Gli amici e il gruppo dei pari assumono un’importanza fondamentale: con i coetanei ci si sente protetti, sicuri, capiti, si scoprono quelle somiglianze che rassicurano, essi diventano punto di riferimento e modello; l’amicizia diventa un legame affettivo, una relazione più solida e matura.

Questi e altri forti cambiamenti fisici e psicologici vedono l’adolescente impegnato nella revisione dell’immagine di sé e nella definizione di una sua nuova posizione: non è detto che questa transizione debba portare a conseguenze catastrofiche. Egli costruisce il proprio mondo attraverso esperienze concrete che gli permettono di anticipare le situazioni, costruire repertori, mappe, sistemi percettivo-cognitivi per affrontare le varie circostanze.
Anche il rapporto con i genitori si evolve e, se da bambini essi hanno un’importanza fondamentale come modello di identificazione, durante l’adolescenza il gruppo dei pari diventa il punto di riferimento più significativo. La famiglia rimane comunque la prima agenzia educativa: il rapporto con i genitori cambia, diventa un confronto paritario, rispetto alla dipendenza subordinata del bambino nei confronti del proprio genitore.
I genitori, durante questa fase delicata dei loro figli, possono svolgere un ruolo importante nel facilitare un passaggio positivo verso il mondo adulto, a patto che riescano a ridefinire il loro ruolo genitoriale (rispetto alle precedenti fasi infantili), in modo da saper fronteggiare efficacemente possibili difficoltà e momenti di crisi del proprio figlio.
I genitori con figli adolescenti dovrebbero muoversi con leggerezza e cautela e molto spesso stare fermi è l’opzione migliore: la strategia più efficace con figli adolescenti è OSSERVARE SENZA INTERVENIRE, in altre parole guardare il figlio mentre si “allontana” e sperimenta la propria autonomia.

Osservare senza intervenire significa, in concreto:
– Evitare di fare al posto suo, sacrificarsi per lui, proteggere eccessivamente il figlio dalle sue sfide quotidiane (scuola, sport, relazioni…). Solo in questo modo si consente al proprio figlio di sperimentare la propria autonomia, valutare le conseguenze delle proprie azioni e costruire un senso di responsabilità individuale. Il figlio è spronato a sganciarsi da modalità infantili di dipendenza e a costruirsi una identità matura, dove ha modo di accrescere il suo senso di autoefficacia ed autostima, affrontando ostacoli e sfide in prima persona e imparando dai propri errori.
– Evitare di intervenire in maniera troppo pedagogica, centellinando consigli, spiegazioni, comizi a scopo persuasorio e allarmismi infondati.
Il genitore è un esempio nei fatti più che nelle parole: gli adolescenti hanno bisogno di modelli da imitare piuttosto che di “insegnanti predicatori”. Le modalità comunicative dei genitori cambiano rispetto a fasi precedenti dello sviluppo: per instaurare una relazione rispettosa e attenta, che favorisca il confronto e l’apertura da parte del figlio, è necessario sostituire alle affermazioni delle domande; chiedere verifica anziché sentenziare; evocare piuttosto che spiegare (parlare all’emisfero destro oltre che al sinistro) e agire anziché un parlare eccessivamente sulle cose.
– Evitare allarmismi e un eccessivo interventismo genitoriale. Questa attitudine consente di agire laddove sopraggiunga una reale necessità, ovvero quando i genitori scorgano nel figlio una situazione di difficoltà perdurante, un disagio emotivo o un reale pericolo. È proprio durante l’adolescenza, infatti, che la psicopatologia si struttura: un genitore in grado di osservare attentamente proprio figlio saprà cogliere maggiormente i segnali di disagio e assumere le redini della situazione, rispetto ad un genitore entrante e invadente.

In conclusione, gli adolescenti devono essere stimolati ad agire senza che i genitori si sostituiscano a loro ma alzando il tiro, facendo in modo che si meritino tutto quello che avranno attraverso sforzi concreti e fatiche poiché “quanto giunge con facilità non sembra importante mentre quello che viene conquistato acquista valore”.



Consigli di lettura:
G. Nardone et al. “Aiutare i genitori ad aiutare i figli – problemi e soluzioni per il ciclo di vita”, Ponte alle Grazie, 2012